Cos’è mindfulness?
1) Cosa significa mindfulness?
In italiano potremmo tradurre questa parola inglese con il termine consapevolezza. Jon Kabat-Zinn, professore emerito di medicina presso University of Massachussetts Medical School, che l’ha introdotta circa 30 anni fa nel suo programma per la riduzione dello stress MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), definisce la mindfulness come il prestare attenzione intenzionalmente al momento presente in modo non giudicante. Praticare mindfulness è vivere presenti a se stessi, darsi la possibilità di so-stare. Ossia, saper stare nel momento presente con tutto quello che c’è, senza volerlo cambiare e senza aggiungere nulla. Mindfulness non è nulla di complicato in sè, ma è una sfida per portare la nostra attenzione a quello che veramente ci accade senza aspettative, ma con un’intenzione precisa: notare, ascoltare, lasciare che sia, accogliere gentilmente e con curiosa amorevolezza.
2) Praticare mindfulness non significa diventare calmi e rilassati
Si potrebbe credere che la pratica della mindfulness sia nata con lo scopo di raggiungere uno stato di tranquillità e rilassamento. Questo può succedere con la pratica, ma non è detto che accada sempre e non è con questa aspettativa che pratichiamo. L’intenzione che ci sostiene è quella di notare globalmente la nostra esperienza che comprende pensieri, sensazioni fisiche, emozioni…. Questa premessa ci consente di notare come funzioni tipicamente la nostra mente. Abbiamo la tendenza a considerare certe emozioni, sensazioni o pensieri come belli e accettabili ed altri come spiacevoli e pertanto da eliminare. Iniziamo a pensare che ci sia qualcosa che non va e giudichiamo la nostra esperienza o noi stessi come inadeguati, non abbastanza belli, simpatici, preparati. In questo modo, però, siamo lontani dal nostro presente e siamo nel vortice delle storie, più o meno articolate, che la nostra mente è tanto brava a costruire
3) Praticare mindfulness può ridurre lo stress, non eliminarlo
Lo stress fa parte della nostra vita quotidiana e non è per forza negativo! Esiste anche uno stress “buono” (Eustress) che ci consente di attivarci in tempo per finire il lavoro che dobbiamo consegnare o di avere quel giusto brio per parlare efficacemente in pubblico! La mindfulness, pertanto, non rimuove lo stress, ma ci aiuta ad imparare ad affrontarlo in modo diverso. Varie ricerche dimostrano che la pratica quotidiana non solo aiuta a cambiare la gestione dello stress, ma ha degli effetti anche sulla plasticità neuronale riuscendo addirittura ad influenzate il funzionamento di alcune aree cerebrali.
In particolare l’ipotalamo a l’amigdala, aree cerebrali che intervengono nelle reazioni di fuga e impulsività di fronte ad un pericolo, giovano della pratica permettendoci non solo di ridurre l’impulsività, ma di rispondere in modo più consapevole a quanto ci accade, evitando di ricadere nei soliti vecchi meccanismi che spesso sono forieri di insoddisfazione, sofferenza e rabbia.
4) Praticare non significa non avere pensieri
La mindfulness non spegne la nostra mente, ma ci insegna a diventare consapevoli dei pensieri che albergano in questo preciso momento nella nostra mente senza per forza metterli in pratica. Semplicemente notando i pensieri impariamo che noi non siamo i nostri pensieri e che questi sono frutto del funzionamento della nostra mente. La mente crea pensieri per decifrare la realtà. Con la mindfulness non combattiamo con i pensieri cercando di scacciarli, tutt’altro, li osserviamo, li notiamo e facciamo amicizia con il modo di funzionare della nostra mente. Con la pratica notiamo la nostra esperienza nel suo complesso e la accogliamo così com’è senza aggiungere altro.
“Il miglior modo per affrontare il vortice dei pensieri è ascoltarli, ascoltare la mente. Ascoltare è più efficace che provare a fermare o eliminare quel vortice”