Ho trovato questa bella immagine sulla pagina Facebook di “Your Edu Action” una pagina molto carina che offre interessanti spunti a chiunque si occupi di educazione.
È davvero un’immagine divertente non trovate? Eppure, specialmente all’inizio della mia carriera da insegnante, quando avevo solo 24 anni e faticavo a trovare le modalità vincenti per riportare la calma in classe, devo ammettere che ottenere un clima sereno e attento era uno dei principali crucci delle mie giornate. Gridare non mi è mai piaciuto, anche se non posso negare di averlo fatto, ma gli urlacci mi hanno sempre lasciato un senso di inadeguatezza, forse perché si traducevano in un silenzio poco duraturo e poco consapevole. In più mi tornava alla mente l’immagine della mia maestra che, nei momenti topici, estraeva dalla fodera trasparente una squadra sbeccata e iniziava a picchiarla sonoramente sulla cattedra, facendoci spesso trasalire, mentre magari chiacchieravamo amabilmente dell’ultima puntata di Candy Candy, invece di ascoltare il procedimento per le divisioni a due cifre (ammettetelo avete anche voi ricordi simili e magari anche qualche incubo per le divisioni!).
Con la pratica della mindfulness ho rinnovato la mia didattica e identificato altri strumenti molto più efficaci della voce per riportare quella tranquillità sufficiente a proseguire con il lavoro. Sulla mia cattedra, al posto della squadra, c’è una amabile campanella che non è la campana tibetana, quest’ultima rimane sacra per il momento mindfulness ed è un suono che scandisce una pausa davvero importante, ma una piccola campanella che a volte basta solo alzare per riportare la calma, mentre altre volte va strimpellata con vivacità. Inoltre, ho preso accordi con i miei bambini su come comportarci quando si sta superando il limite avvertendoli riguardo ai segnali che userò per riportare il silenzio. Ve ne descrivo qualcuno.
- SPEGNERE LA LUCE. Spesso spengo la luce perché fare riferimento ad un senso alternativo alla vista richiama velocemente i bambini al ricomporsi, l’obiettivo infatti non può e non deve essere soltanto ottenere il silenzio, ma accorgersi di quanto stia accadendo in classe e autoregolarsi.
- CLAP CLAP. Altre volte, propongo il gioco del Clap Clap. Improvviso un ritmo con il battito delle mani e ci attiviamo in una partita di imitazione di ritmi o gesti e questo non solo ricentra i bambini in classe, ma permette anche di condividere un momento di gioco e ricarica attraverso il movimento.
- CANTA CHE TI PASSA. Quando c’è un chiacchiericcio durante attività di esercitazione o coloritura, intono una canzone che ci piace e tutti partecipano alla melodia. Così quando la canzone si conclude sappiamo già che obiettivo ci stiamo per dare.
Credo che le alternative siano molteplici e ognuno potrà trovare quelle che ritiene più appropriate per sé e i propri bambini sperimentando. L’attesa sterile non sempre ci premia e per evitare di finire come lo scheletro dell’immagine… aiutiamo i nostri bambini a contenere i loro comportamenti e diventiamo consapevoli delle emozioni che ci invadono quando ci sembra che la classe ci sia sfuggita, perché così facendo ci diamo e diamo loro degli strumenti di consapevolezza e benessere. Certamente gran parte del lavoro spetta a noi adulti e la pratica personale ci aiuta a riconoscere i meccanismi automatici e quali reazioni siamo soliti mettere in campo a fronte di situazioni difficili e faticose.
La strategia con la S maiuscola, insomma, è la nostra pratica personale perché coltivando la nostra consapevolezza anche il clima della classe ne troverà giovamento.